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Colpisce circa mezzo milione di persone in Italia portando alla graduale perdita di memoria ed intelligenza. Il morbo di Alzheimer è stato nei giorni scorsi al centro dell’attenzione di ricercatori e scienziati di tutto il mondo riuniti all’annuale congresso «Organization for the Human Brain Mapping», per discutere gli avanzamenti della ricerca sulle funzioni e la struttura del cervello. Il congresso, inaugurato dal premio Nobel Eric Kandel, ha trattato vari argomenti, tra cui attenzione, linguaggio, memoria, apprendimento, invecchiamento e percezione in persone sane e in persone affette da varie patologie, quali appunto l’Alzheiemer. Su tale argomento, un gruppo di ricercatori italiani del Centro Alzheimer dell’Istituto di Ricovero e Cura San Giovanni di Dio Fatebenefratelli della nostra città, in collaborazione con l’Università di Kuopio e di Turku in Finlandia, ha analizzato le immagini cerebrali di tre coppie di gemelli monozigoti in cui un fratello era affetto dalla malattia e l’altro era sano. I gemelli, cosiddetti «discordanti» sono un modello di particolare interesse poiché, condividendo l’intero patrimonio genetico, l’unico fattore di diversità che può influire sul cervello è costituito dall’ambiente. In particolare, i ricercatori hanno confrontato le immagini dei gemelli con quelle di un gruppo di persone sane di pari età. Mentre i gemelli sani perdono tessuto cerebrale nelle aree frontali, cioè in quella parte del cervello che risulta strettamente controllata dal fattore genetico, i gemelli malati perdono sostanza grigia anche in quella parte non controllata dal patrimonio genetico (le regioni temporali-mesiali). Ciò dimostra che i fattori ambientali, come ad esempio la scolarità o il tipo di occupazione, sono più importanti di quelli genetici come causa di malattia di Alzheimer. Lo stesso gruppo ha presentato un secondo studio in cui ha evidenziato che l’età d’inizio della malattia gioca un ruolo importante sul cervello, poiché colpisce le regioni posteriori (temporo-parietali) prima dei 65 anni e le regioni profonde (temporali-mesiali), in particolare l’ippocampo, oltre i 65 anni; segno di una maggiore delicatezza di alcune parti del cervello in particolari fasce di età. La perdita di tessuto cerebrale in zone diverse rispecchia ciò che si osserva nella pratica clinica, ossia la manifestazione di disturbi di memoria nei malati ad esordio tardivo e, in chi sia ammala precocemente, di sintomi come l’aprassia (incapacità di effettuare gesti quotidiani, come girare la chiave nella serratura) e l’afasia (incapacità di parlare o comprendere il linguaggio). Il Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli è un istituto che ha tra i suoi obiettivi quello di unire l’attività clinica di diagnosi e cura alla ricerca scientifica avanzata. Da oltre dieci anni è l’unico Irccs riconosciuto dal ministero della Salute specificamente dedicato alla malattia di Alzheimer.
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