Aiuto 1


Lesioni sfumate della sostanza bianca e delle strutture sottocorticali.
La presenza di aree focali di ipodensità a margini sfumati o indistinti (lesioni sfumate sostanza bianca) viene rilevata separatamente in 7 regioni: lobi frontale, temporale, parietale, e occipitale, gangli della base, capsula interna, capsula esterna e regioni spartiacque, e cervelletto.
Le lesioni sfumate possono essere rilevate nella sostanza bianca periventricolare o dei centri semiovali, all’interno di un’area che non presenta leucoaraiosi.
Nei gangli della base, le lesioni del nucleo lenticolare spesso hanno contorno e densità irregolari– simile a quello dell’ etat lacunaire – (lesioni “b” nella figura 1.2), mentre nel talamo hanno più frequentemente contorno e densità regolari (lesioni “c” nella figura 1.3).
Le ipodensità della capsula interna hanno un contorno regolare e possono coinvolgere sia il braccio anteriore che il posteriore (lesioni “d” nella figura 1.4).
Nella parte craniale della capsula esterna, l’aspetto delle lesioni sfumate è quello di un tratto ipodenso con una parte sottile rivolta posteriormente– simile ai cosiddetti watershed infarction, o infarti spartiacque – (lesioni “e” nelle figure 1.3, 1.4, e 1.5). Nella parte caudale della capsula esterna, le ipodensità hanno contorni e densità irregolari (lesioni “f” nelle figure 1.3 e 1.4).
Tutte le lesioni sopra descritte sono generalemte bilaterali, anche se sono spesso più evidenti in uno degli emisferi.
Il punteggio totale delle lesioni sfumate e delle ipodensità patchy (vedi sotto) viene calcolato come soma delle regioni in cui la presenza di una delle sopra descritte lesioni viene rilevata (range da 0 a 14).
  
Lacune
Vengono rilevate nelle stesse 7 regioni in cui si rilevano le lesioni sfumate: lobi frontale, temporale, parietale, e occipitale, gangli della base, capsula interna, capsula esterna e regioni spartiacque, e cervelletto. Sono descritte come aree ben definite di spiccata e omogenea ipodensità, con contorni regolari e ben definiti, di dimensioni generalmente comprese fra i 2 e i 10 mm (lesioni “g” nella figura 1.5).
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