In un recente articolo pubblicato su European Journal of Neurology, un gruppo di ricercatori ha sostenuto la tesi di una possibile influenza di un disturbo cerebrale sulle ultime composizioni, tra cui il celeberrimo Bolero, del compositore francese Maurice Ravel.
Maurice Ravel soffriva di una misteriosa demenza progressiva dall’età di 52 anni (1927). Gradualmente, perse la capacità di parlare, scrivere e suonare il piano. Compose la sua ultima opera nel 1932, suonò per l’ultima volta in pubblico nel 1933 e morì 4 anni dopo. Alcuni neurologi hanno cercato di ricostruire la sua malattia e molti hanno suggerito potesse trattarsi di malattia di Alzheimer.
Francois Boller, uno degli autori dell’articolo pubblicato su European Jounal of Neurology, sostiene che i sintomi fossero iniziati troppo precocemente e che la memoria, l’autoconsapevolezza, i comportamenti sociali fossero troppo preservati per pensare che tale diagnosi possa essere corretta. La tesi di Boller è che probabilmente Ravel soffriva di due condizioni patologiche, una progressiva afasia, che coinvolge i centri del linguaggio, e una degenerazione corticobasale, che impedisce il controllo dei movimenti. Scrive Boller: “Ravel non perse la capacità di comporre musica, perse la capacità di esprimerla”. Le funzioni deficitarie del compositore, soprattutto il linguaggio, sono quelle che coinvolgono principalmente l’emisfero sinistro. Le abilità musicali come la melodia, l’armonia, il ritmo, coinvolgono aree differenti del cervello.
Boller e colleghi sostengono che due delle ultime composizioni del musicista, tra cui il Bolero, mostrino gli effetti del danno all’emisfero sinistro. Il Bolero, lontano dall’essere una composizione di una persona demente, presenta una notevole complessità ritmica, caratteristica che sembra richiedere abilità a carico dell’emisfero destro. Tuttavia, contiene solo due temi, manca, cioè, di quella complessità di melodia che contraddistingue le precedenti opere del compositore. Un cambiamento così evidente nella produzione del compositore potrebbe essere dovuto ad un deficit esclusivo di alcune funzioni rilevanti per le abilità musicali.
“E’ un’ipotesi interessante e in linea con ciò che sappiamo” dice Giovanni Frisoni, responsabile del Laboratorio di Epidemiologia e Neuroimaging dell’IRCCS San Giovanni di Dio, Fatebenefratelli, di Brescia, “ma sarà probabilmente impossibile stabilire con certezza cosa portò Ravel a comporre le due opere proprio in quel modo”.
References
- Amaducci, L., Grassi, E. & Boller, F. Maurice Ravel and right-hemisphere musical creativity: influence of disease on his last musical works?. European Journal of Neurology, 9, 75 - 82, (2002).
Articolo originale (in inglese): www.nature.com/nsu/020121/020121-1.html
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