ALZHEIMER, NUOVE PROSPETTIVE | |||
Si potranno diversificare le terapie per i pazienti Le manifestazioni sindromiche delle varie forme di demenza sono relativamente specifiche per ciascuna, ma spesso la sovrapposizione di alcuni gruppi di sintomi impedisce di raggiungere una diagnosi certa e la conferma della diagnosi spetta all’esame autoptico. La distinzione tra le varie forme di demenza, specialmente quelle più simili tra loro, è di importanza non solo teorica, specialmente ora che sono disponibili rimedi terapeutici specifici per la malattia di Alzheimer. Il fatto che una notevole percentuale delle persone trattate non rispondano positivamente alle terapie potrebbe essere causato dall’impossibilità di isolare patologie simili alla malattia di Alzheimer all’osservazione clinica, ma di fatto diverse etiologicamente. E’ questo il caso della demenza frontotemporale, la cui sintomatologia si sovrappone largamente a quella della malattia di Alzheimer, ma ha una diversa base biologica, chiara all’autopsia ma difficilmente identificabile in vita. Una ricerca condotta presso il Laboratorio di Epidemiologia e di Neuroimaging dell’IRCCS San Giovanni di Dio – Fatebenefratelli di Brescia, presentata al congresso dell’Accademia di Neurologia che si è tenuto a Maggio a Filadelfia, ha mostrato come si possa individuare, in vivo, la forma forntotemporale dalla malattia di Alzheimer. Con l’utilizzo di immagini di risonanza magnetica è stato possibile vedere che queste due diverse malattie, che determinano degenerazione neuronale, e quindi la riduzione del volume di determinate zone cerebrali, colpiscono zone diverse del cervello, e che le zone colpite in entrambe hanno però un danno di entità diversa a seconda della malattia. Mediante elaborazioni con tecniche computerizzate è stato possibile identificare " mappe di atrofia" diverse per la malattia di Alzheimer e la demenza frontotemporale, che rendono molto più accurata la diagnosi differenziale tra le due patologie. Questo risultato è rilevante per l’impostazione della terapia, ma non è immediatamente applicabile nella cura dei pazienti, poiché la tecnologia necessaria per questo approccio diagnostico non è ancora diffusa nella pratica clinica. Il passaggio di questi strumenti diagnostici dai setting sperimentali a quelli clinici è l’anello di congiunzione per cui si prevede di lavorare in futuro.
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