PROGETTI DI RICERCA

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PROGETTI PASSATI

  Ricerca corrente 2001  

                                      Ricerca finalizzata                          

Progetto Mild
Morfo.cereb.dist.comp.
L.G. neuroimaging
Strum.lettura neuroimaging
Neurodegenerazione
Arch.normat.morfo.cereb.
MCI non dementig.
Ormoni estrog.e funz.cognit.
Epidemiologia Alzheimer
 
 PROGETTI IN CORSO
 

RICERCA CORRENTE
2001

d
Correlati di morfometria cerebrale dei disturbi comportamentali nella malattia di Alzheimer.

Tra i disturbi comportamentali, i deliri sono particolarmente frequenti e disturbanti per i pazienti e i caregiver. Sulla base dei risultati ottenuti in uno studio basato sul Neuroimaging, in cui si è evidenziato uno specifico pattern di asimmetria dell'atrofia encefalica temporale e frontale nei pazienti con malattia di Alzheimer lieve che presentavano deliri (Geroldi, et al., J Neurol Neurosurg  Psychiatry 2000;69:187-91), si intende proseguire nell'elaborazione del problema utilizzando dataset già disponibili, ma che necessitano di interventi gestionali (soprattutto SPECT e RM). Attualmente, si sta procedendo nell'analisi dei dati.
Circa la metà dei pazienti con Alzheimer e deliri inseriti nel Progetto Mild non mostrano una predominante atrofia temporale destra. Stiamo valutando se altri fattori, come lo stress del caregiver o altri indicatori di "coping" (ovvero la capacità di gestire situazioni complesse in modo efficace) possano interagire con l'atrofia temporale destra nello sviluppo di deliri.

Inoltre, verrà aperto un progetto in collaborazione con l'Unità operativa Psichiatria di questo Istituto per studiare il contributo dei danni neurobiologici alla disabilità nello schizofrenico cronico nelle attività strumentali, che si ipotizza siano implicati, insieme alle variabili legate alla fenomenologia della malattia, nello sviluppo di tale diabilità.
Obiettivo del progetto è di studiare le caratteristiche psicopatologiche, farmacologiche, di salute somatica e funzionali di un gruppo di 20 pazienti affetti da schizofrenia da almeno 10 anni con prevalenti sintomi negativi e 20 con prevalenti sintomi positivi con una batteria multidimesionale e con RM encefalica.

Linee guida per l'uso del neuroimaging nella malattia di Alzheimer.

Nonostante le conoscenze sulla malattia di Alzheimer e i disturbi cognitivi siano avanzate notevolmente negli ultimi vent'anni, un grande divario è tuttora presente tra i passi compiuti dalla ricerca e la pratica clinica.
Per stilare linee guida utilizzabili nella pratica nazionale, è necessario avere a disposizione una fotografia trasversale delle modalità d'uso dell'Imaging diagnostico. Dati di questo tipo non sono disponibili per la realtà italiana.
Ci si propone di raccogliere dati relativi a "cosa", "quando" e "come" vengono effettuate le indagini nelle U.V.A. della Regione Lombardia (Gruppo Italiano di studio per l'uso dell'Imaging diagnostico nei disturbi cognitivi) Sarà necessario raccogliere l'indirizzario e-mail e allestire un questionario in cui viene indagato quando le indagini TAC, RM e SPECT vengono richieste, per quali pazienti e come vengono utilizzate le informazioni risultanti. I risultati saranno diffusi attraverso sito Web.

Strumenti di lettura delle indagini di neuroimmagine nella diagnosi di malattia di Alzheimer di utilizzo routinario e innovativi.

Indice di atrofia L'atrofia del lobo temporale mesiale rilevata attraverso l'imaging funzionale è uno dei più accurati markers della malattia di Alzheimer . Dati preliminari indicano che una misura basata sulla TC dell'atrofia temporale mesiale (l'ampiezza radiale del corno temporale, rWTH) è in grado di discriminare pazienti AD da soggetti non dementi con una sensibilità del 93% e una specificità del 95%. Questi dati dimostrerebbero che l'ampiezza radiale del corno temporale è un marker accurato per AD da controlli.
Estendere le misure di atrofia ai setting clinici routinari è un fattore chiave per la loro utilità nella pratica gestione dei pazienti. Attualmente si sta proseguendo nella validazione dell'indice di atrofia su TC con allargamento a soggetti con decadimento cognitivo lieve ed altre forme di demenza, degenerativi e non. Un dataset su cui poter iniziare queste analisi è già disponibile (Progetto Mild). Ulteriori pazienti con particolare tipologia diagnostica (mild cognitive impairment di tipo degenerativo e vascolare, demenza a corpi di Lewy, degenerazione frontotemporale, e demenza vascolare sottocorticale) verranno in questo anno reclutati presso l’Unità di Valutazione Alzheimer e sottoposti allo stesso protocollo clinico e strumentale del Progetto Mild, consentendo di ampliare la casistica di alcuni gruppi specifici di interesse. Inoltre, l'indice di atrofia sarà implementato su web e ne sarà avviato l'uso routinario nell'Unità Operativa Alzheimer.
Vascolarità La malattia cerebrovascolare ha un ruolo chiave nella genesi dei disturbi cognitivi e motori non solo dei pazienti con demenza vascolare. Il primo problema da risolvere quando si esamina il problema dell’associazione della malattia cerebrovascolare e del decadimento cognitivo è quello della quantificazione delle lesioni cerebrovascolari. Abbiamo, quindi, costruito una nuova scala nella quale si assume che diversi tipi di lesione hanno una diverso peso nel determinare decadimento cognitivo: le lesioni diffuse della sostanza bianca (leucoaraiosi) hanno il peso minore, le lesioni sottocorticali hanno un peso intermedio e le lesioni corticali il peso maggiore. All’interno di questi tre campi di valutazione, la severità viene pesata in modo da riflettere questo ordine gerarchico, così da calcolare un punteggio globale di severità vascolare. Dati preliminari indicano che la scala è valida in un gruppo di 105 soggetti con decadimento cognitivo o demenza lieve arruolati consecutivamente.
Attualmente, la fase di sviluppo sta per essere terminata e si stanno raccogliendo dati di validità della scala gerarchica di vascolarità.
Anche in questo caso il dataset è quello del Progetto Mild, che verrà allargato dal reclutamento di nuovi casi di mild cognitive impairment di tipo vascolare. La validità della scala verrà testata rispetto alle variabili riconosciute essere associate a vascolarità cerebrale (profilo neuropsicologico, segni neurologici, parkinsonismo).
Inoltre, la scala gerarchica di vascolarità sarà implementata su web e ne sarà avviato l’uso routinario nell’Unità Operativa Alzheimer.


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PROGETTI PASSATI

  Ricerca corrente 2001  

                                      Ricerca finalizzata                          

Progetto Mild
Morfo.cereb.dist.comp.
L.G. neuroimaging
Strum.lettura neuroimaging
Neurodegenerazione
Arch.normat.morfo.cereb.
MCI non dementig.
Ormoni estrog.e funz.cognit.
Epidemiologia Alzheimer
  

RICERCA FINALIZZATA

Progetto Finalizzato Strategico 2000-2001: Neurodegenerazione, invecchiamento cerebrale fisiologico e demenza: approccio integrato per una diagnosi precoce, per predittori di evoluzione, per trattamenti innovativi, per un'organizzazione d'assistenza avanzata (capofila IRCCS S. Giovanni di Dio - FBF, Brescia).
 
U.O. 2 - Studio di incidenza e prevalenza delle sindromi demenziali.


INTRODUZIONE. La demenza e il decadimento cognitivo in generale sono condizioni molto frequenti nella popolazione ultrasessantacinquenne. Di questa popolazione, il 10% è affetto da demenza e almeno un altro 15% è affetto da decadimento cognitivo non dementigeno (Mild Cognitive Impairment, MCI). La demenza è la causa responsabile della maggior quota di disabilità della popolazione anziana ultra65enne. Inoltre, una rilevante quota di morbilità e mortalità dell'età senile è attribuibile direttamente o indirettamente alla demenza o alle sequele della stessa. Le rilevanti modificazioni cui sono andati incontro negli ultimi decenni i fattori di rischio per la demenza (miglioramento dello stile di vita, aumento della scolarità, migliore controllo dei fattori di rischio) rendono ragione della necessità di una valutazione di prevalenza e incidenza della demenza aggiornata al presente contesto socio-demografico e ambientale della realtà italiana. Inoltre, la possibilità di effettuare un trattamento farmacologico delle forme di demenza lieve-moderata e la possibilità fornita dalle moderne tecnologie biomediche di evidenziare modificazioni cerebrali ancor prima che la demenza si manifesti clinicamente con il tipico corteo sintomatologico e di compromissione funzionale, rendono ragione dell'opportunità di identificare e studiare i soggetti con MCI, condizione caratterizzata da un disturbo di memoria isolato, senza impatto funzionale sulle attività della vita quotidiana, ad alto rischio di eventi avversi (progressione in demenza, con il corrispondente carico di disabilità, e mortalità).
METODI. I dati di popolazione provenienti dallo studio INCHIANTI dell'INRCA di Firenze saranno utilizzati allo scopo di: (i) definire la prevalenza e l'incidenza della demenza (disaggregata per sottotipi), (ii) fornire una definizione operativa di decadimento cognitivo non dementigeno e stimarne la prevalenza.
La definizione di MCI sarà di tipo operativo e basata sul rischio di sviluppare outcome avversi al follow-up; a questo scopo, il primo passo sarà definire un numero n di livelli di performance cognitiva (misurata con il MMSE) specifici per età, sesso ed educazione, in n+1 strati di individui con livelli decrescenti di performance cognitiva ed aumentato rischio di outcome avversi; questi strati includeranno probabilmente livelli di performance cognitiva usualmente considerati come "normali". Tale definizione non porterà ad identificare MCI come una singola entità ma come n livelli di MCI ad aumentato rischio di outcome avversi. Il secondo passo sarà valutare il rischio di sviluppare outcome avversi in ognuno dei livelli di MCI precedentemente definiti; gli outcome valutati al follow-up saranno il decadimento cognitivo, cioè la perdita di 3 o più punti al MMSE per anno o lo sviluppo di demenza incidente, e la morte. La prevalenza di MCI verrà stimata come dimensione degli n livelli di MCI precedentemente definiti sulla base del rischio.
RISULTATI ATTESI. L'elaborazione di questi dati consentirà di definire il rilievo del decadimento cognitivo a livello epidemiologico di salute pubblica. Queste informazioni consentiranno, a livello di medicina preventiva e di base, di identificare i soggetti maggiormente a rischio di sviluppo di disabilità sui quali potranno essere effettuati interventi farmacologici o riabilitativi volti a ritardare o arrestare la progressione della compromissione funzionale.

U.O 4 - Marcatori predittivi di invalidità nella demenza e nel mild cognitive impairment.


INTRODUZIONE. Gli aspetti che verranno affrontati riguardo i marcatori predittivi di invalidità trovano la loro base clinica in due osservazioni: (i) La progressione della disabilità nei pazienti affetti da demenza è molto variabile: pazienti con malattia di Alzheimer raggiungono la dipendenza completa nelle attività di base della vita quotidiana in periodi di tempo variabili da 3 a 15 anni e le cause determinanti questa estrema variabilità sono a tutt' oggi largamente ignote. Inoltre, altre forme di demenza, come la demenza a corpi di Lewy, oltre a condividere con la demenza di Alzheimer la variabilità di progressione funzionale, hanno un profilo di progressione diverso (compaiono più precocemente l'incontinenza e il disturbo della marcia). Anche in questo caso, i fattori che determinano il diverso profilo di progressione funzionale non sono noti. (ii) Lo sviluppo di disabilità nei soggetti con MCI è molto variabile: è noto che circa 1/3 di questi soggetti sviluppa disabilità dopo tre anni, mentre un altro terzo è stabile o addirittura migliorato. I determinanti di tale diversità nell' evoluzione della condizione non sono noti.
Alcuni predittori sono di particolare interesse per prevedere l'evoluzione della disabilità. Il disturbo di memoria isolato (o MCI) è una delle condizioni che pone i soggetti a maggior rischio di sviluppare demenza. L'allele e4 dell'apolipoproteina E è riconosciuto essere il più potente fattore di rischio genetico per la malattia di Alzheimer sporadica a esordio fra i 65 e i 75 anni. Alcune segnalazioni suggeriscono, inoltre, che rappresenti un fattore predittivo per la progressione della malattia. Il polimorfismo dell'alfa2-macroglobulina è stato recentemente dimostrato essere un potenziale fattore di rischio genetico in aggiunta all'allele e4. Da ultimo, la presenza di alterazioni atrofiche delle regioni temporali mesiali, valutata con risonanza magnetica, è stato dimostrato rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di malattia di Alzheimer.
Tuttavia, la reciproca interazione di questi fattori di rischio, la specificità per alcuni sottogruppi di soggetti o sottotipi clinici di pazienti, e il potere predittivo (ovvero la precisione della previsione) sono ancora largamente sconosciuti.
METODI. L'Unità Operativa utilizzerà sia i dati epidemiologici di popolazione provenienti dall'INRCA di Firenze, sia i dati di una serie clinica di pazienti con MCI e demenza reclutati presso l'Unità Operativa Alzheimer, IRCCS San Giovanni di Dio, servizio clinico specializzato nella diagnosi e trattamento dei disturbi di memoria. Inoltre, verranno utilizzati i dati genetici (sia di popolazione che su serie clinica) provenienti dal Laboratorio di Neurobiologia, IRCCS San Giovanni di Dio.
I predittori che verranno indagati saranno di tre tipi: (i) predittori clinici, (ii) predittori morfometrici cerebrali e (iii) predittori genetici.
RISULTATI ATTESI. L'elaborazione di questi dati consentirà di (i) definire il rilievo del decadimento cognitivo a livello epidemiologico di salute pubblica. E' importante a questo proposito sottolineare che non solo le condizioni di franca demenza verranno studiate, ma anche i livelli di decadimento cognitivo più lieve, che potrebbero rappresentarne le fasi iniziali. Inoltre, l'elaborazione di questi dati consentirà di (ii) valutare quanto informazioni genetiche e di morfometria cerebrale consentano di prevedere lo sviluppo futuro di disabilità e il profilo di disabilità nei pazienti dementi e nei soggetti con decadimento cognitivo lieve. Queste informazioni consentiranno, a livello di medicina preventiva e di base, di identificare i soggetti maggiormente a rischio di sviluppo di disabilità sui quali potranno essere effettuati interventi farmacologici o riabilitativi volti a ritardare o arrestare la progressione della compromissione funzionale.

 

U.O. 19 - Ruolo di un centro di riferimento per le demenze nella diagnosi precoce del decadimento cognitivo.


INTRODUZIONE. La demenza, nel suo decorso progressivo, comporta un'ingravescente compromissione funzionale che conduce il paziente fino alla completa disabilità. Nella cura del paziente demente possono essere identificati vari obiettivi, diversi a seconda del tipo di decadimento demenziale, dello stadio di malattia, della situazione sociale e famigliare e dei problemi somatici associati alla malattia mentale. La possibilità di effettuare un trattamento farmacologico in alcune forme di demenza e in uno stadio precoce di malattia rendono ragione dell'opportunità di identificare e studiare i soggetti con demenza molto lieve e con "mild cognitive impairment" (condizione caratterizzata da un disturbo di memoria isolato, senza impatto funzionale sulle attività della vita quotidiana, ad alto rischio di progressione in demenza, in particolare quando valutati in un setting clinico). La cura del paziente demente, l'impostazione di una terapia farmacologica o di un programma riabilitativo, quindi, non possono prescindere da una diagnosi il più possibile accurata e da una precisa caratterizzazione del decadimento cognitivo. Malgrado ciò, un'elevata quota di soggetti afferenti al nostro centro, giungono con diagnosi aspecifiche o imprecise, che non consentono l'attuazione di interventi mirati.
Fino a pochi anni fa, la definizione diagnostica della demenza si basava soprattutto sulla storia di malattia, in grado, di per sè, di discriminare una forma vascolare da una degenerativa. Le rilevanti modificazioni cui sono andati incontro negli ultimi anni i criteri diagnostici per le demenze (caratterizzazione e definizione di nuove forme di demenza degenerativa, ridimensionamento dell'importanza della prevalenza della demenza vascolare) hanno reso essenziali, nella valutazione del quadro clinico del paziente, anche alcuni esami un tempo ritenuti "accessori". Il neuroimaging cerebrale e la tipizzazione dell'apolipoproteina E, in particolare, potrebbero aiutare nell'orientamento diagnostico e supportare una definizione diagnostica precoce. La presenza di alterazioni atrofiche delle regioni temporali mesiali, infatti, è stato dimostrato rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di malattia di Alzheimer, e potrebbe quindi rappresentare un marker precoce (o preclinico) di malattia, e l'allele e4 dell'apolipoproteina E è riconosciuto essere il più potente fattore di rischio genetico per la malattia di Alzheimer sporadica a esordio fra i 65 e i 75 anni.
METODI. L'Unità Operativa utilizzerà i dati di una serie clinica di pazienti con demenza e mild cognitive impairment (MCI) reclutati presso l'Unità Operativa Alzheimer, IRCCS San Giovanni di Dio, servizio clinico specializzato nella diagnosi e trattamento dei disturbi di memoria, e di controlli anziani sani. Inoltre, verranno utilizzati i dati genetici (sia di popolazione che su serie clinica) provenienti dal Laboratorio di Neurobiologia, IRCCS San Giovanni di Dio.
RISULTATI ATTESI. L'elaborazione di questi dati consentirà di (i) definire il rilievo della valutazione quantitativa delle immagini di TC encefalica rispetto alla qualitativa sia nella discriminazione di soggetti normali dai soggetti dementi, che nella definizione diagnostica di diverse di demenza e nel decadimento cognitivo lieve (senza demenza ma che, in pazienti reclutati in un setting clinico, rappresenta verosimilmente la fase iniziale di una demenza). Inoltre, l'elaborazione di questi dati consentirà di (ii) valutare quanto informazioni genetiche e di morfometria cerebrale rilevata con esami di routine (TC encefalica), associate alle informazioni cliniche, consentano di prevedere la progressione della malattia, la risposta alla terapia farmacologica e al trattamento non farmacologico, nei pazienti dementi e nei soggetti con decadimento cognitivo lieve. Queste informazioni consentiranno a) una diagnosi più precoce della forma di demenza in soggetti molto lievi e b) l'identificazione dei soggetti che maggiormente si potrebbero giovare di uno specifico intervento farmacologico o riabilitativo.

R
Archivio normativo italiano di morfometria cerebrale con risonanza magnetica (età 40+)

Resp. Scientifico: Giovanni B Frisoni, Lab. di Epidemiologia e Neuroimaging, IRCCS San Giovanni di Dio -FBF,
Brescia
U.O.2: Servizio di Neuroradiologia, Istituto Clinico Città di Brescia (Matteo Bonetti)
U.O.3: Unità Operativa Alzheimer, IRCCS S. Giovanni di Dio-FBF, Brescia (Cristina Geroldi)
U.O.4: Servizio di Neuroradiologia, Fondazione Centro San Raffaele Del Monte Tabor, Milano (Andrea Falini)
U.O.5: Servizio di Neurologia, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi/Università degli Studi dell'Insubria, Varese (Giorgio Bono)
U.O.6: Servizio di Neuroradiologia, Ospedale Maggiore, Verona (Alberto Beltramello)
U.O.7: Laboratorio di Neurobiologia, IRCCS S. Giovanni di Dio-FBF, Brescia (Luisa Benussi)
U.O.8: Sezione di Statistica Medica e Biometria, Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche, Università degli Studi di Brescia (Adriano Decarli)
La neuroimmagine occupa un ruolo chiave nella diagnosi delle malattie associate all'invecchiamento. Tuttavia, alcune considerazioni impediscono un uso informativo della RM nella pratica clinica. In primo luogo, la maggior parte dei parametri di atrofia e vascolari sono età-correlati, e di conseguenza il giudizio di presenza di atrofia regionale e di vascolarità dovrà essere formulato su base età-specifica. Inoltre, oltre al sesso genetico, alcuni fattori genetici sono noti modulatori della morfometria cerebrale. E' stato dimostrato che l'allele e4 dell'apolipoproteina E (apoE) è infatti associato a un particolare profilo volumetrico nelle regioni temporali mesiali e, probabilmente, in quelle frontali (Geroldi et al., Neurology 1999;53:1825-32). Da ultimo, non è noto quale sia la sede e l'estensione minima necessaria affinchè lesioni vascolari siano in grado di spiegare sintomi cognitivi o motori in un dato paziente. Per queste ragioni, è necessaria una larga base di dati normativi di volumetria regionale e di vascolarità cerebrale per i diversi livelli di età, sesso e genotipo. Tale base di dati potrà costituire il riferimento per giudicare quanto il paziente individuale si discosta dal proprio livello normativo specifico per età, sesso, e genotipo.
Verranno reclutati volontari sani o pazienti che effettuino una RM per motivi diversi dal decadimento cognitivo (ricerca di metastasi cerebrale, trauma cranico di minore entità, cefalea, vertigini, malattie dell'orbita, ipofisi).
Le unità radiologiche (4) recluteranno, ciascuna, 5 soggetti per ognuno dei 10 strati di età e sesso (40-50, 50-60, 60-70, 70-80, 80 e più anni e sesso M e F), per un totale di 200 soggetti.

Decadimento cognitivo lieve non dementigeno: stadio preclinico di malattia di Alzheimer e demenza vascolare. Caratterizzazione clinica, strumentale, genetica e neurobiologica e sviluppo di criteri diagnostici utilizzabili nella realtà clinica nazionale.

Resp. Scientifico: Dott. Cristina Geroldi, U.O. Alzheimer, IRCCS S.Giovanni di Dio- FBF, Brescia
U.O.2  Resp. Giovanni B Frisoni, Lab. di Epidemiologia e Neuroimaging, IRCCS San Giovanni di Dio -FBF,
Brescia
Le moderne tecnologie biomediche consentono di evidenziare modificazioni cerebrali ancor prima che la demenza si manifesti clinicamente con il tipico pattern sintomatologico e di compromissione funzionale. L'identificazione di questi casi di demenza allo stadio preclinico consentirebbe di effettuare un trattamento preventivo, ritardando la comparsa di disabilità. Da alcuni anni, ormai, è in corso di definizione la condizione di decadimento cognitivo non dementigeno (Mild Cognitive Impairment, MCI; Petersen et al., 1999), caratterizzata da un disturbo di memoria isolato, senza impatto funzionale sulle attività della vita quotidiana, ad alto rischio di eventi avversi (progressione in demenza e mortalità).
Il decadimento cognitivo non dementigeno è una delle condizioni che pone i soggetti a maggior rischio di sviluppare demenza.
Lo scopo della ricerca è di individuare i casi di demenza preclinica e di descrivere la sintomatologia che caratterizza la malattia di Alzheimer e la demenza vascolare in fase preclinica. Inoltre, si intende dare una definizione sindromica di MCI di origine vascolare rispetto MCI di natura degenerativa e procedere nella formulazione di criteri diagnostici utilizzabili nella pratica clinica e nella realtà culturale italiana.
Sarà utile procedere, inoltre, nella descrizione dei soggetti con MCI, con particolare attenzione agli aspetti comportamentali, affettivi e biologici (fattori di rischio e profilo di neuroimaging). Si studierà la comorbilità somatica nei soggetti   con MCI e si verificheranno le interazioni tra MCI e patologie cronico-degenerative.
Al termine del progetto, sarà disponibile un database per lo studio del decadimento cognitivo lieve su base degenerativa e vascolare.
Saranno utilizzati diversi strumenti metodologici nei diversi moduli e vi parteciperanno diverse Unità Operative. Verranno arruolati 200 soggetti con MCI.

Il Laboratorio di Neuroimaging si occuperà, insieme al’’U.O. Alzheimer, dell’allestimento del protocollo di valutazione clinica (cognitiva, funzionale, comportamentale) , delle indagini strumentali sui pazienti arruolati nelle strutture bresciane, della gestione del database globale (clinico e strumentale), della valutazione quantitativa dei dati strumentali acquisiti.

Studio degli effetti degli ormoni estrogeni sulle funzioni cognitive e nella malattia di Alzheimer

Resp. Scientifico: Luisa Benussi, IRCCS Centro San Giovanni-FBF, Brescia
U.O.9  Resp. Cristina Testa, Lab. di Epidemiologia e Neuroimaging, IRCCS S.Giovanni di Dio- FBF,
Brescia
Il progetto ha l'obiettivo di indagare gli effetti della stimolazione estrogenica (i) in modelli sperimentali animali e cellulari (apoptosi, APP, espressione genica), (ii) sulle funzioni cognitive in donne in climaterio; (iii) di studiare il possibile ruolo protettivo degli estrogeni nei processi neurodegenerativi stimando, con uno studio caso-controllo, il rischio di sviluppare malattia di Alzheimer, in funzione della terapia estrogenica sostitutiva e di fattori correlati allo sviluppo di AD: (1) assetto endocrinologico; (2) stato ossidativo; (3) marker biologici (APOE, Cistatina C, ER alpha); (4) atrofia cerebrale.
Contributo del Laboratorio di Neuroimaging sarà costituito da: (i) curare l'effettuazione delle indagini di RM presso la U.O. affiliata, cioè il servizio di Neuroradiologia dell'Ospedale di Borgo Trento, Verona; (ii) collezione e archiviazione delle immagini; (iii) effettuazione delle analisi morfometriche, e (iv) valutazione del grado di atrofia paragonando i risultati con quelli di un campione di anziani di riferimento già disponible.
Dopo l'effettuazione delle indagini RM presso l'U.O. affiliata tutti gli altri contributi verranno svolti presso il Laboratorio di Neuroimaging, IRCCS S. Giovanni di Dio-FBF: (ii) collezione e archiviazione: con le attrezzature informatiche in dotazione le immagini acquisite verranno trasferite via internet; (iii) analisi morfometriche; (iv) giudizio di atrofia.

Progetto Italiano  sull’epidemiologia della Malattia di Alzheimer

Resp. Scientifico: Emanuele Scafato, Istituto Superiore di Sanità, Roma
U.O. Brescia, Giovanni B Frisoni, Lab. di Epidemiologia e Neuroimaging, IRCCS S.Giovanni di Dio-FBF,
Brescia
Il modello generale dello studio prevede di poter costituire   una base completa di dati nazionali mettendo a frutto le esperienze sinora condotta dagli studi epidemiologici sull’anziano in Italia e completando le informazioni già raccolte attraverso uno studio di coorte di valenza e rappresentatività nazionale a tutt’oggi non disponibile . Il Progetto consentirà di disporre nel breve termine di informazioni legate A) alla definizione della prevalenza, dell’eziologia, della tipizzazione e dei fattori di rischio; B) alla conoscenza   e alla   valutazione dinamica del fenomeno in esame attraverso la definizione dell’incidenza, della comorbidità e della storia naturale (sopravvivenza, mortalità) ; C) alla predittività dei markers biologici e dei test psicodiagnostici rispetto alla MA e alle  modificazioni delle capacità cognitive connesse alla MA e alle demenze e D) alla valutazione dei fattori influenti nella transizione dalla fase preclinica di MCI a fase conclamata di MA.

L’Unità Operativa si prefigge di effettuare la lettura centralizzata e standardizzata delle immagini acquisite tramite Risonanza Magnetica Nucleare in un sottocampione della coorte generale (circa 500 individui complessivamente, casi e controlli) per la codifica e l’acquisizione sul database generale della coorte Alzheimer. L’Unità operativa collaborerà alla definizione della metodologia e delle procedure da utilizzare e trasferirà l’informazione su supporto informatico alla Unità di coordinamento dell’Istituto Superiore di Sanità. Anche le modalità di refertazione in chiaro verranno concordate con il Comitato Scientifico di Progetto in accordo con le procedure di buona pratica clinica.

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PROGETTI PASSATI

 

IL PROGETTO MILD


E' uno studio prospettico sulla storia naturale del decadimento cognitivo lieve e della malattia di Alzheimer (Progetto Mild),  iniziato il 1° gennaio 1996 e terminato il 31 dicembre dello stesso anno presso l'Unità Operativa Alzheimer. Sono stati arruolati nel Progetto Mild pazienti con decadimento cognitivo e con un punteggio maggiore o uguale a 18 al Mini Mental State Exam (MMSE). I pazienti arruolati sono stati sottoposti ad una valutazione standardizzata (clinica, neuropsicologica e strumentale) e sono stati rivalutati ogni anno.
Il protocollo multidimesionale ha valutato le seguenti aree :
- Informazioni generali e anamnesi del paziente
- Cognitività:
    Mini Mental State Examination (Folstein 1975)
    Clinical Dementia Rating (Morris 1993)
    Aprassia ideo-motoria (Spinnler e Tognoni 1987)
    Aprassia bucco-facciale (Spinnler e Tognoni 1987)
    Token Test (Spinnler e Tognoni 1987)
    Boston naming test (Williams 1989)
    Fluenza verbale per lettere e categorie (Novelli 1986)
    Wisconsin card sorting test (categorie, errori e perseverazioni) (Heaton 1981)
    Figura di Rey copia e recall (Rey 1968)
    Digit Span FW e BW (Wechler 198, Orsini 1987)
    Matrici di Raven colorate (Raven 1965, Basso 1987)  
    Test di memoria di prosa (Spinnler e Tognoni 1987)
    Test di Corsi (Spinnler e Tognoni 1987)
    Matrici attenzionali (Spinnler e Tognoni 1987)
    Test di riconoscimento di volti ignoti (Benton 1975)
- Funzione:
    Barthel index (Mahoney Barthel 1965)
    Scala per la valutazione delle attività strumentali della vita quotidiana (Lawton 1969)
    Direct Assessment of functional status (Loewenstein 1989)
    Bedford Alzheimer Nursing Severity Scale (Volicer 1994)
- Comportamento:
    Neuropsychiatic Inventory (Cummings 1994)
    Stress del caregiver (Cummings 1994)
- Tono dell'umore:
    Geriatric Depression Scale (Yesavage 1983)
    Hamilton Depression Scale (Hamilton 1967)
    Cornell Depression Scale (Cornell 1988)
- Situazione somatica del paziente:
    Uso di farmaci
    Stato nutrizionale e Mini Nutritional Assesment (Vellas 1994) 
    Numero di malattie (Greenfield 1987)
    Sintomi somatici
- Caratteristiche neurologiche e stato motorio:
    Esame obiettivo neurologico 
    Forza braccia e gambe 
    ROT braccia e gambe (Hallet 1993)
    Riflessi primitivi (Jacobs 1980)
    Sintomi extrapiramidali (EPS) (Richards)
    Tinetti Scale (Tinetti 1986)
    Hachinski Ischemia score (Hachinski 1975)
    Phisical Performance Test  (Reuben 1990)
- Insight:
    Anosognosia Questionnaire Dementia (Migliorelli 1995)
    Guidelines for the Rating of Awareness Deficits (Verhey 1993,Vallotti 1997)
    Clinical Insight Rating scale (Ott 1992,Vallotti 1997)
- Esami strumentali
    Esami ematochimici, ECG, EEG, Ecodoppler TSA
    TC e SPET

E' possibile: 1) visualizzare il protocollo completo , 2) salvarlo direttamente in formato Word, cliccando con il tasto destro e selezionando "salva oggetto con nome" o 3) scaricarlo in formato Zip dalla sezione Download.